Cavour by Romolo Murri

Cavour by Romolo Murri

autore:Romolo Murri [Murri, Romolo]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 2570161413721
editore: A. F. Formiggini Editore
pubblicato: 1926-09-14T23:00:00+00:00


VIII.

Divenuto, nel novembre 1852, presidente del consiglio, mentre prosegue vigorosamente il piano di riforme interne che si era tracciato, egli si accinge anche all’esecuzione del suo piano diplomatico. Stringe relazioni coi i più insigni patrioti delle varie parti d’Italia, ne ospita liberalmente molti a Torino, impiegando i migliori nella amministrazione pubblica e nell’insegnamento, si tiene in rapporti con gli emigrati. Alimenta nelle provincie soggette all’Austria il malcontento, incita e incoraggia i liberali, non perde occasione, senza uscir dai limiti, di «far arrabbiare» l’Austria, e di fronteggiarla apertamente in conflitti e dispetti diplomatici, spia ogni opportunità di sollevar lagnanze e di portarle innanzi al tribunale dell’opinione europea, consiglia, ammonisce e sprona i rappresentanti diplomatici del Piemonte perché vigilino e agiscano. Un poco alla volta, al problema dell’unità italiana non si guarda più, in Europa, come a un sogno di agitatori rivoluzionarii, ma come a una legittima causa, nella quale tutta la parte sana della nazione è concorde, a un movimento ineluttabile, moderato e diretto da un re savio e da un suo intelligentissimo ministro, a un focolare di agitazione che, per la tranquillità di Europa, è necessario spegnere, aiutando a che i fati si compiano.

Risultati morali, di molta importanza, certo, ma solo per quello che se ne poteva trarre di più preciso.

Una magnifica opportunità venne ad offrirsi, al momento opportuno. Nel 1854 si riapre, con la guerra della Russia alla Turchia, la questione di Oriente. L’opinione pubblica europea è generalmente avversa alla Russia, della quale teme l’eccessivo ingrandimento. I liberali più avanzati e i rivoluzionarii vedono in essa il sostegno di tutte le autocrazie in Europa, e se ne augurano la sconfitta. Ma l’Inghilterra e la Francia e l’Austria nicchiano lungamente, gelose – le prime due – l’una dell’altra, desiderosa l’Austria di estendersi in Oriente senza troppo rischiare, pavida della Russia, pronta a spogliare la Turchia, assai più che ad aiutarla.

Finalmente, premute dall’opinione pubblica, l’Inghilterra e la Francia si decidono, d’accordo, e muovono guerra; ma questa si protrae fiacca ed incerta, con molte perdite d’uomini e poca gloria; e gli alleati cercano rinforzi.

Sorge allora – in chi prima? – l’idea di una partecipazione del Piemonte alla guerra. Il Piemonte non vi aveva nessun vantaggio immediato; e lo sforzo, per il piccolo Stato, sarebbe stato, comunque, grande. Al sacro egoismo piemontese, a tutti gli equilibrati e i prudenti, l’invio di una spedizione piemontese in Oriente doveva parere poco meno che una demenza: Cavour misura le difficoltà e i vantaggi, e decide. Per chi non avesse intimamente, e con un nesso infallibile, collegato quella guerra a un ulteriore programma, la spedizione di Crimea sarebbe stata non soltanto una follia di grandezza ma una colpevole distruzione di denari e di vite; nel piano di Cavour, essa diviene un passo innanzi sulla via che dovrà portare a Solferino e Magenta. Ed egli si pone all’opera. Negozia abilmente l’alleanza, la persuade al pubblico incerto, la fa accettare con il formidabile vigore che mette nei dibattiti parlamentari, dalla Camera riluttante, sceglie il migliore dei generali piemontesi, il Lamarmora, a condurre il corpo di spedizione di 15.



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